“Strumenti della luce”

 
Inizia dal Castello Sforzesco di Vigevano – in un’estate a dir poco incerta per lo spettacolo live tra “ripartenze” e restrizioni – il nostro “tour dei tour”, per incontrare alcuni tecnici e professionisti Skeldon sui loro luoghi di lavoro ed ascoltarli raccontare e raccontarsi. Raggiungiamo Andrea Coppini, uno tra i lighting designer più esperti in Italia, sul suggestivo palco di Estate in Castello, in occasione della data di Giorgio Panariello con il suo nuovo one-man show “Story”. Andrea ci spiega l’importanza di essere versatili ed aggiornati sulle nuove tecnologie, e del mestiere straordinario – e complesso – di creare con la luce, tra reale e virtuale.
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Cominciamo dal concept, da dove sei partito e com’è avvenuto il confronto con l’artista e la produzione? Ci sono state richieste particolari?

In questa estate post-pandemica quasi tutte le produzioni che girano sono risicate all’osso, low budget e con allestimenti “leggeri”. Anche Panariello, che di solito si porta scenografie con proiezioni ed altro, stavolta è in modalità one man show: ha un solo baule in scena da cui prende gli oggetti con cui interpreta i vari personaggi, quindi lo show è molto semplice.
Riguardo al concept del disegno luci mi è stato detto: “non si sa cosa farà Giorgio in scena”, perciò ho potuto buttare giù un’idea in base a ciò che immaginavo, avendo fatto già altri tour con lui in passato. Poi di quello che ho pensato usiamo il 50%, perché in allestimento le richieste da parte dell’artista sono state minimali, con piazzati molto ristretti (perché si muove poco) su due o tre posizioni: una sullo sgabello, un’altra in piedi, in cui si muove leggermente, ed altre due posizioni con degli special. Quindi è davvero semplice, venti fari sono anche troppi!
Probabilmente Giorgio si è sentito tranquillo sapendo che c’ero io che lo conosco bene. Infatti, quando siamo arrivati in allestimento, mi ha spiegato cosa voleva ed io ho programmato una bozza dello spettacolo luci. Durante le prove successive mi ha chiesto di snellire ulteriormente e ha voluto meno luce sulla scena. 

Questo è il suo metodo ricorrente o ci sono delle differenze con altri suoi spettacoli?

Cambia in base agli spettacoli, al tipo di palco e di allestimento. In altri tour c’erano dei registi e gli input venivano da loro. In questo caso Panariello è da solo sul palco e alla regia, perciò è lui che fornisce tutti gli spunti. 

Ti capita spesso di lavorare a partire solo da un canovaccio di idee?

Dipende dai casi. Faccio principalmente concerti live, in teatro e talvolta in palasport; nell’80% di questi casi (se non di più) ho carta bianca, mi viene fornita la musica sulla quale creo il disegno luci per lo show. Difficilmente i cantanti mi richiedono qualcosa.
Quando invece mi occupo di teatro, con Giorgio o con altri (collaboro anche con delle compagnie di musical) il confronto avviene con il regista sull’idea di scena che vuole creare. C’è una collaborazione su un canovaccio oppure un copione con delle note luci già presenti, poi io posso aggiungere o togliere, o suggerire qualcosa. In teatro c’è questo tipo di collaborazione tra la regia e i Light designer.

Sappiamo che stai lavorando con la mezza produzione e con richieste su piazza. Puoi dirci come avviene l’adattamento dello show di volta in volta?

Le console di nuova concezione hanno la funzione di poter sostituire una tipologia di fari con un’ altra, perciò anche se hai lo spettacolo programmato con un certo tipo di proiettore e nella data successiva trovi altre marche e modelli, questa funzione ti consente di trasferire la programmazione dagli uni agli altri. Poi uso un escamotage: programmo tutto usando dei preset ALL (una decina in questo caso). Diciamo che nell’80% degli spettacoli che andrò a fare (festival in cui passano principalmente cantanti)  prenderò i setup che troverò, con fari montati su disegni standard fatti da altri e cercherò di adattarli alle mie esigenze.

Hai qualche fixture special che ti porti sempre dietro e come le impieghi?

No, io mi porto dietro solo lo spettacolo su chiavetta USB. Lavoro con la grandMA2, una delle console più diffuse, che spesso trovo sul posto e se non c’è comunque mi porto dietro la Wing, la versione più piccola della GrandMA2. Parto dallo spettacolo base e faccio solo la sostituzione dei fari e l’aggiornamento dei preset, così ogni volta non devo rifare da capo tutte le memorie.

Hai utilizzato qualche software per la progettazione e la pre-programmazione? Puoi raccontarci pro, contro e criticità?

Da anni ho investito – perché ci credo molto – nell’approfondire le conoscenze tecniche e la mia professionalità. Per questo ho acquistato la licenza del software di visualizzazione L8,  uno dei tanti in commercio, del cad Vectorworks e mi sono comprato una MA2 Ultralight. Con questi mezzi progetto e  preprogrammo quasi tutti i miei show.
In questo caso invece non ho fatto preprogrammazione, perché arrivato in allestimento non avevo ancora ricevuto il copione, quindi non sapevo assolutamente niente dello spettacolo! Ho fatto la programmazione luci in una notte, preparando le scene in base a ciò che mi aveva detto Giorgio in riunione, leggendo la scaletta. La sera successiva c’è stata la prova generale e Panariello mi ha fatto correggere alcune cose, così abbiamo aggiustato il tiro.
Pre-programmare con questo tipo di software (soprattutto in ambito musicale) è ormai diventato fondamentale perché, se nelle produzioni grandi e ricche hai la possibilità di programmare con l’impianto montato, in quelle piccole è necessario arrivare con lo show già programmato al 50, 60, se non al 100%, dato che i giorni di allestimento sono pochi (o non ci sono proprio) e manca il tempo fisico di programmare nel dettaglio brano per brano.
Di contro, per esperienza personale, se fai una programmazione con l’impianto “vero” non la fai come l’avresti fatta in virtuale perché dal vivo la resa è diversa e vengono fuori cose differenti, più belle! Rimane comunque un ottimo compromesso per fare una programmazione accurata.

Passiamo alla console: cosa stai utilizzando e come è stata impostata per affrontare i continui adattamenti?

Come dicevo utilizzo la grandMA2. La base di questo spettacolo sono dei preset ALL, ovvero preset che contengono tutte le informazioni dei fari: posizione, dimmer, gobos, zoom, fuoco, più o meno tutti i parametri. Quando sostituisco i fari con quelli disponibili sul nuovo palco aggiorno questi preset ALL, ovvero vado ad aggiustare quei valori che sono sballati (esempio fascio troppo largo, posizione errata, ecc…), e automaticamente mi si correggono tutte le memorie. È una utility fondamentale in questo caso, se tieni conto che fino alle 19 non posso far nulla, per via della luce, e nell’ora precedente all’ingresso del pubblico devo far tutto.. velocemente!
Sto utilizzando anche un sistema di remote control su smartphone per eseguire i puntamenti dei fari motorizzati, questo mi consente di guadagnare tempo, e di lavorare anche se c’è il sole. Questa è la prima data in cui lo uso dopo un paio di anni e ho dovuto riconfigurare il sistema, ma tutto sembra funzionare al meglio!

Ti emoziona ancora la “prima”?

La prima è stata in occasione dell’allestimento perciò il vero debutto è stato quello. Là un po’ di emozione c’era soprattutto perché non abbiamo provato molto. Ma alla fine lo spettacolo è semplice e mi sento tranquillo.

Capitolo covid. Raccontaci come siete organizzati a riguardo? 

In realtà non ci hanno chiesto niente. Ho fatto la doppia dose di vaccino, come la maggior parte dei miei colleghi, qualcuno lo farà nei prossimi giorni. Nessuno ci ha chiesto di mostrare il green pass, e devo dire che tra le produzioni locali (o negli alberghi) non c’è tutta l’accortezza che forse ci dovrebbe essere. 

Chiudiamo con una domanda sul ritorno al mondo dei tour. Cosa hai trovato di diverso rispetto a prima? Raccontaci le sensazioni.

Per me è difficile dire cosa sia cambiato perché, per il momento, si tratta di una situazione transitoria. Non è una vera e propria ripartenza ma un esperimento! Anche per le produzioni e i local promoter…
Per dire cosa sia veramente cambiato bisogna aspettare a vedere se riusciremo a ripartire il prossimo inverno, siamo tutti in attesa: cosa succederà? In questa estate molti artisti hanno provato a far qualcosa in configurazione one man show, in acustico chitarra e voce o piano e voce; altri hanno girato con la band ma si sono scontrati con i budget ridotti e hanno dovuto adattarsi!
È una sperimentazione: se a ottobre – quando ripartirà la stagione invernale – le cose andranno bene da un punto di vista covid, allora vedremo davvero se e cosa è cambiato nel nostro lavoro. Questa estate non la prenderei a riferimento in nessuna sua parte. 

Non sono un esperto ma con i contagi in crescita anche in estate, le varianti che girano e tanta gente ancora non vaccinata, non sono particolarmente positivo e temo che l’inverno lavoreremo poco! La normalità è ancora lontana!

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